scala
della carta
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La
scala di una carta dice a chi la usa di quante volte il disegno del
terreno è più piccolo del terreno reale. Una scala 1 : 10.000 (si legge
« uno a diecimila ») significa che ciò che sulla carta ha la lunghezza
di un centimetro ha, nella realtà, la lunghezza di 10.000 centimetri
ossia 100 metri. Una pianta di una città è di solito fatta con una scala
di questo valore. Le carte topografiche più usate in Italia hanno le
seguenti scale: 1 : 50.000 e 1 :
100.000.
La
scala di una carta viene generalmente scritta subito sotto al disegno, al
centro. In prossimità di essa si trova la scala grafica che facilita la
lettura delle distanze sulla carta. La scala grafica è un segmento
graduato, ossia suddiviso in 10 o 20 parti. II segmento, posto a
rappresentare ad esempio 1 km., riportato idealmente sulla carta a
congiungere due punti, permette di leggere immediatamente la distanza
reale tra di essi.
Le
scale più usate vanno da 1 : 5.000 a 1 : 25.000. Le mappe a scala più
grande, come 1 : 5.000, permettono una lettura più agevole dei
particolari del terreno. Tuttavia solo pochissime aree del territorio
italiano sono descritte con questo dettaglio.
Tenete
a mente che per sapere a quanti metri corrisponde un centimetro sulla
carta è sufficiente togliere due zeri dalla scala ( 1: 50.000
1 cm = 500 m ).
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la
scala 1:25000 |
Le
carte all' 1 : 25.000 dell'Istituto Geografico Militare (IGM) vanno molto
bene per ogni percorso che non sia di proporzioni minime; al di sopra del
chilometro, per intenderci, vanno bene. Queste tavolette (cosi vengono
chiamate) coprono nel loro insieme I' intero territorio nazionale.
Una
tavoletta è approssimativamente una carta quadrata di cm. 40 di lato.
Dunque, fatte le dovute proporzioni, rappresentano un'estensione di 10 km.
per 10 km. Per chi si muove a piedi, sono queste le dimensioni adeguate.
Due
dati conviene tenere a mente con questa scala. II primo è che la distanza
di 100 metri (si tratta di una distanza familiare, che si dovrebbe
riconoscere ad occhio) appare sulla tavoletta come un segmento lungo 4
millimetri. II secondo dato si ricava dal fatto che la velocità tipica di
una persona che cammina senza fretta e intorno ai 4 km. aII'ora. Facendo
anche qui un semplice calcolo è possibile determinare uno spostamento «
sulla carta » di 4 cm. ogni quarto d'ora. Se si cammina. Torneremo più
avanti su questi valori che dipendono dalla persona, dall'andatura e dal
tipo di terreno.
Le
tavolette vengono ottenute per lo più da un rilievo aerofotogrammetrico.
Riportano i confini di stato ed amministrativi. Dei centri abitati viene
riportata la planimetria esatta e dettagliata. L'altimetria è espressa in
metri e viene descritta dalle curve di livello.
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Forma
del terreno e curve di livello
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Un'importante
differenza tra una fotografia presa dall'alto ed una carta topografica è
che in quest'ultima si riesce ad introdurre una terza dimensione
descrivendo i rilievi mediante le curve di livello (o isoipse, dal greco
isos = uguale e hypsos = altura). Le isoipse sono linee che congiungono
tutti i punti aventi la stessa altezza sul livello del mare.
La
figura più avanti mostra schematicamente come una collina venga «
affettata » da piani orizzontali ideali dando così le curve di livello
corrispondenti.
Leggere
le curve di livello significa guardare una carta e capire come si
presenterà il terreno. La difficoltà maggiore sta forse nel riconoscere
i dossi dalle valli: infatti in tutti e due i casi le isoipse si
presentano come una serie di V una dentro I'altra. Questa difficoltà si
supera generalmente seguendo le linee di livello fino ad un punto dove,
per la presenza sulla carta di un corso d'acqua o di una cima di colle, si
riesca a capire quale linea indica la quota maggiore.
Nelle
tavolette vi sono tre tipi di curve di livello: direttrici, intermedie e
ausiliarie, facilmente riconoscibili dalla grossezza del segno.
Vi
è una direttrice, a tratto pieno e marcato, per ogni 100 metri di
dislivello. Spesso lungo la direttrice si trova il numero che ne indica la
quota.
Le
linee intermedie, a tratto pieno e più leggero, sono tracciate per
ogni 25 metri di dislivello. Ve ne sono 3 fra due direttrici consecutive.
Se
le pendenze del terreno non sono molto forti, la lettura dei rilievi viene
ulteriormente facilitata con le curve ausiliarie; la loro
equidistanza e di 5 metri; sono tratteggiate.
Nell'interpretazione
delle curve di livello conviene tenere a mente queste regole:
–
più le curve di livello sono vicine I'una all'altra, più il terreno è
ripido; più sono lontane e più il pendio è dolce;
–
un insieme di linee chiuse ad anello deve avere al suo interno una cima di
un'altura (più raramente una dolina o un lago, ma senza emissario) ;
–
dove le linee di livello hanno I'andamento di rette parallele
equidistanti, lì il terreno ha una pendenza uniforme come un piano
inclinato :
–
curve di livello che presentano la concavità a monte indicano costoni o
dorsali;
–
curve di livello con la concavità a valle indicano impluvi (vallette,
canaloni).

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Segni
convenzionali |
Alcune
fattezze del terreno che, a differenza di corsi d'acqua, coste, rilievi,
non si possono rappresentare con delle linee in scala, vengono descritte
da segni convenzionali. In genere i simboli impiegati sono riportati alla
base della carta, insieme al loro significato. Nelle pagine seguenti sono
riprodotti quelli più importanti.
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Colori
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Le
tavolette dell'I.G.M. possono essere disponibili in una delle seguenti tre
versioni: 1) in bianco
e nero; sono le meno facili da leggere. 2) in tre colori, con I'azzurro
usato per tutto quello che riguarda le acque ed il marrone, o bistro, per
le curve di livello. 3) in cinque colori; in questo caso:
–
in
nero
vengono stampati i particolari del terreno che sono opera
dell'uomo (case, ponti, strade, muri, linee elettriche, ecc.), ed i nomi
che ad essi si riferiscono;
vi sono alcune eccezioni, specificate qui sotto;
–
in
azzurro è indicata I'idrografia (rive del mare, o dei laghi,
fiumi, torrenti, fontanili, ghiacciai, acquedotti, pozzi, ecc.), ed i nomi
che vi si riferiscono;
–
in
marrone sono rappresentati i rilievi del terreno (curve di
livello, scarpate, frane, ecc.). Le rocce tuttavia sono sempre stampate in
nero per risultare più visibili;
–
in
verde
viene generalmente rappresentata la vegetazione sia
naturale (boschi, macchie, cespugli, ecc.), sia coltivata (vigneti,
oliveti, agrumeti, ecc.) ;
–
in
rosso vengono rappresentate quasi tutte le vie di comunicazione
(strade, carrarecce, sentieri, ecc.).
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La
declinazione magnetica
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In
ogni punto della superficie terrestre è presente un campo magnetico. Ogni
campo magnetico orienta un ago calamitato e il campo terrestre, orienta I'ago
della bussola in una direzione che con buona approssimazione coincide con
il nord geografico. La coincidenza non è perfetta: la direzione nord e la
direzione indicata dall'ago della bussola formano in realtà un piccolo
angolo che viene chiamato declinazione magnetica. Questo angolo è I'errore
che si commetterebbe prendendo per buono il nord magnetico.
Spesso
la declinazione magnetica è indicata nelle carte topografiche e nelle
carte nautiche con un numero o anche con un diagramma. La declinazione
magnetica varia nel tempo: mediamente la variazione e pari ad 1' ogni 8
anni. Se dunque la carta topografica non è troppo recente e se è
richiesta una buona precisione sarà opportuno correggere il dato sulla
declinazione in modo da tener conto della variazione avvenuta. La
declinazione magnetica in Italia è attualmente piuttosto piccola e
normalmente si può prendere come nord la direzione indicata dalla bussola
senza che ciò comporti apprezzabili conseguenze.
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Qualche
esercizio |
Si
possono fare molti esercizi con una carta topografica, per impararne I'uso.
Ecco alcune proposte. Per quanto riguarda le applicazioni della bussola
troveremo più avanti un paragrafo apposito.
1)
E’ buona cosa abituarsi a giudicare le distanze a occhio. Ad esempio,
siete al limite di un avvallamento: quanto e lungo? Quanto e largo?
Cercate di darne una valutazione numerica e, se esso è indicato sulla
carta, controllate quanto siete andati lontano dal vero.
2)
Portatevi in una località panoramica e, carta alla mano, cercate di
riconoscere ciò che vi sta di fronte.
3)
Camminate in campagna, senza fretta, portando con voi la carta della zona
ed osservate come il terreno e la carta si corrispondono.
Non vi aspettate una
corrispondenza perfetta. E’ molto probabile che dalI'ultimo rilievo (le
carte vengono normalmente aggiornate partendo da fotografie aeree) case e
strade siano state costruite ma anche che altre siano sparite.
Cercate,
nel vostro giro, di anticipare ciò che vedrete più avanti « ...tra 200
metri dovrei trovare un corso d'acqua con un ponte sulla destra... »; e
controllate se è vero.
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Vari tipi di bussole
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Le più semplici bussole hanno I' ago
magnetico libero di ruotare al centro di un quadrante sul quale sono
indicati i punti cardinali o la Rosa dei Venti.
Nelle bussole più complesse si trovano parecchi accorgimenti per meglio
sfruttare la proprietà fondamentale dell'ago magnetico.
Innanzitutto
I'ago, anziché essere « in aria », è immerso in un liquido. Questo dà
due vantaggi: le oscillazioni dell'ago sono smorzate più rapidamente e
dunque non si deve attendere a lungo per eseguire la lettura. In secondo
luogo, poiché il costruttore al momento di introdurre il liquido e
sigillare ha lasciato volutamente una bolla d'aria, è possibile,
controllando che la bolla sia al centro, lavorare con la bussola
orizzontale, ciò è necessario affinché I'ago possa indicare
correttamente il nord magnetico. II liquido viene scelto tra quelli a
basso punto di congelamento, ad esempio una miscela di acqua e alcool o
glicerina.
Un'altra utile caratteristica di alcune
bussole è il cerchio graduato riportato sul quadrante che permette, come
vedremo tra un momento, di misurare I'azimut degli oggetti circostanti.
Tali bussole sono normalmente completate da un semplice dispositivo che
facilita il rilevamento. Il dispositivo si compone di un mirino e di una
fessura nel coperchio e di uno specchio (o lente) inclinabile che permette
di leggere sulla bussola I'azimut dell'oggetto nello stesso momento in cui
I'occhio lo punta con il mirino.
Di complessità intermedia è la bussola
cartografica tipo Silva, che è anche la più usata nelle gare di
orientamento. Si compone essenzialmente di 3 parti, ognuna libera di
ruotare rispetto alle altre 2. Le indicheremo per semplicità con tre nomi
brevi: base, quadrante, ago. Essendo la più adatta
ad un utilizzo per navigazione faremo sempre riferimento a questo tipo di
bussola.
La base è un rettangolo di
plastica trasparente su cui è incisa una freccia che chiameremo freccia
di direzione per distinguerla da un'altra di cui parleremo tra breve. Sui
lati della base sono riportate delle scale in millimetri che possono far
comodo per valutare le distanze sulla carta. Naturalmente si deve
conoscere la scala della carta per sapere a quanto equivale un millimetro.
Sulla base è anche presente una piccola lente d'ingrandimento che
facilita la lettura di certi particolari. Su alcuni modelli sono presenti
anche delle dime per segnare sulla carta il punto di partenza, di arrivo e
l’obiettivo.
II
quadrante è
un involucro anch'esso di plastica, ermetico, contenente al suo interno I'ago
magnetico e il liquido smorzante. II quadrante, come si è detto, può
ruotare sulla base. Intorno al quadrante è inciso un cerchio graduato che
permette di leggere di quanti gradi il quadrante è stato ruotato rispetto
alla base. Sul cerchio graduato sono anche riportati i 4 punti cardinali,
facendo corrispondere il nord (N) alla posizione
« zero gradi ». II fondo del quadrante è trasparente e porta
incisa, a sua volta, una freccia. Questa punta sulla posizione N; la
chiameremo perciò freccia di nord.
L'ago
è
una sbarretta di materiale calamitato libera di ruotare anch'essa
all'interno del quadrante sotto I'azione del campo magnetico terrestre.
L'estremità che indica il nord è colorata di rosso e, nei modelli più
costosi, è fosforescente.
Per ora sarà sufficiente ricordare che
dal centro della bussola partono la freccia di direzione, la freccia di
nord e I'ago magnetico; di questi tre elementi due possono essere
indirizzati a piacere, il terzo indica sempre il nord.
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Uso corretto della bussola
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Tre avvertenze per quando si usa la
bussola. La prima si riferisce al modo di tenerla in mano: la bussola va
sempre tenuta il più orizzontale possibile in modo che I'ago sia libero
di ruotare intorno al suo asse e possa quindi indicare il nord. La seconda
riguarda I'influenza che può avere sull'orientamento dell'ago la presenza
di masse ferrose. Bisognerà quindi fare attenzione di non fermarsi a
cercare il nord in prossimità di automobili, macchine agricole, tralicci
metallici.
Particolare attenzione va posta nel tenere
lontana la bussola dal motore del fucile, sia durante il rilevamento, sia
durante gli spostamenti. La terza è questa: quando si cerca il nord
conviene essere in piedi con la bussola in mano e, se è necessario,
ruotare tutto il corpo, piedi compresi. Così facendo rimane più facile
conservare memoria della direzione trovata.
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Esercizi
con la bussola |
Nelle
righe che seguono verranno
descritte le operazioni che si devono compiere con la bussola per
risolvere certi problemi di navigazione.
Per ora, si ricordi solo che con la
bussola si potrà:
– orientare la carta
– ricavare la direzione di marcia verso
un certo obiettivo (ovvero la direzione in cui cercare un particolare
topografico d'interesse)
– ritrovare sulla carta un particolare
di interesse ed eventualmente conoscerne il nome
– fare il punto, ossia individuare sulla
carta il luogo in cui ci si trova
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Orientare la carta
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Per leggere
correttamente la carta è necessario orientarla, cioè disporre il disegno
nella stessa posizione del terreno.
Per orientare la carta posizionate su di
essa la bussola, poi ruotate il foglio su se stesso fino a che l’ago
magnetico della bussola sarà rivolta verso la parte superiore della carta
(l’ago sarà parallelo al bordo).
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Ricerca di una direzione di marcia prestabilita
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II problema che più spesso si presenta è
quello di sapere in che direzione si trova una certa meta. Starà poi al
singolo valutare se sarà più conveniente marciare in linea retta o
seguire un altro percorso.
Se ci si trova nel punto A (vedi
fig)
e si vuole sapere in che direzione è situata la cima di colle B, su cui
si sa che è posto il prossimo punto di controllo (o obiettivo), le
operazioni da eseguire sono le seguenti:
1) Collocare la bussola sulla carta in
modo che il lato lungo della base sia sulla congiungente di A con B.
2) Ruotare il quadrante della bussola in
modo che la freccia di nord punti verso il nord della carta. Nota: con le operazioni 1) e 2) è stato determinato I'azimut di B ed esso
– facendo attenzione a non ruotare ulteriormente il quadrante – rimane
memorizzato nella bussola; la carta, a questo punto, non occorre più e può
essere messa da una parte.
3) Tenere la bussola in mano,
orizzontalmente, e ruotare fino a che I'estremità nord dell'ago si
sovrappone alla freccia di nord. La freccia di direzione punta allora
verso B.
Con questa operazione si passa da un
angolo misurato sulla carta all’ angolo reale della nostra direzione
rispetto al nord.
4) Dirigersi verso tale direzione facendo
attenzione che l’ago magnetico rimanga sempre sopra la freccia di nord.
Questa procedura si deve ripetere ogni
3/400 m essendo impossibile procedere più a lungo in linea retta.
La stessa procedura si applica ogniqualvolta si debba ricercare sul
terreno un particolare individuato sulla carta.

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Ricerca sulla carta di un
particolare individuato sul terreno |
Questo problema, che può essere
considerato I'inverso del precedente, capita
quando durante uno spostamento durante il percorso abbiamo bisogno
di una conferma. Se si vede un elemento di particolare importanza a
distanza non ci si farà scappare I'occasione di controllare se la carta
lo riporta e se lo riporta nella direzione in cui lo vediamo.
Le operazioni da eseguire sono ora le
seguenti.
1) Puntare, con la bussola orizzontale, la
freccia di direzione verso oggetto B che si vuole riconoscere, ad esempio
un campanile.
2) Ruotare il quadrante fintanto che la freccia di nord risulta
sovrapposta all'ago magnetico, che naturalmente indica il nord. Nota: in
questo modo si memorizza nella bussola I'azimut che B ha rispetto alla
posizione A in cui ci troviamo.
3) Facendo attenzione a non modificare la
posizione raggiunta dal quadrante
(e disinteressandosi invece della posizione dell'ago, che non
interessa più) porre la bussola sulla carta in modo che un lato lungo
della base passi per il punto A e che la freccia di nord punti verso il
nord della carta. II punto B, ossia il punto che sulla carta rappresenta
il campanile, si trova allora sul lato di base passante per A (o sul suo
prolungamento).
In questo caso
l’uso di una bussola con mirino può consentire rilevamenti più
agevoli. Sarà però più difficile riportarli sulla carta.
Rilevamento con bussola dotata di mirino:
Aprire il tappo e la lente, avvicinare la bussola all’occhio, mirare il
punto di riferimento facendo combaciare tacca di mira e mirino, leggere
l’azimut attraverso la lente (potrebbe essere necessario inclinarla per
leggere correttamente), fissare l’azimut ruotando la ghiera.
Disponendo di entrambe è possibile
effettuare il rilevamento con la bussola dotata di mirino, riportare
l’azimut sulla bussola cartografica e procedere al punto 3).
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Ricerca del punto in cui ci si
trova |
Anche al navigatore più esperto capita di
sbagliare e di non sapere più in che punto ci si trova. Con carta e
bussola però è possibile « fare il punto » a condizione che si
riescano ad individuare sul terreno almeno due particolari riconoscibili
anche sulla carta. Ad esempio: abbiamo un navigatore che riconosce, e sa
ritrovare sulla carta, un borgo sovrastato da un castello e la cima di un
colle; quest'ultima è bene individuata per il fatto di far parte di un
sistema collinare composto da due cime vicine e da una più lontana sulla
destra. Chiamiamo il castello e il colle come particolari B e C e vediamo
le operazioni da compiere per trovare la posizione A del navigatore sulla
carta.
1) Misurare I'azimut di B rispetto al
punto di osservazione A. Il navigatore in questo momento non è in grado
di indicare dove si trovi il punto A sulla carta, tuttavia egli vede il
castello B sotto un certo azimut che determina al solito modo e cioè:
punta su B la freccia di direzione e ruota il quadrante fino a sovrapporre
la freccia di nord sull’ago magnetico.
2) Tracciare sulla carta una retta
passante per B ed avente I'azimut determinato al punto precedente. Ciò
viene fatto ponendo la bussola sulla carta con la freccia di nord
orientata verso il nord della carta e un lato di base, parallelo alla
freccia di direzione, passante per B.
3) Misurare I'azimut di C rispetto al
punto di osservazione A. E’ una ripetizione dell'operazione 1), fatta
questa volta per la cima di colle.
4) Tracciare sulla carta una retta
passante per C e avente I'azimut determinato al punto precedente.
Il punto A, incognito, ove si trova il
navigatore, è allora determinato dall’intersezione delle due rette
tracciate al punto 2) e al punto 4) e passanti per B e per C (fig.).
Questo metodo è tanto più preciso quanto
più vicino ad un angolo retto è I'angolo che formano le due direzioni
dei punti B e C scelti come riferimento.
In
alcuni casi la ricerca del punto in cui ci si trova può essere fatta con
I'aiuto di un solo punto di riferimento. Se ad esempio siamo sicuri di
trovarci lungo una strada segnata sulla carta, è sufficiente misurare I'azimut
di B e tracciare sulla carta la retta corrispondente. II punto dove la
retta taglia la strada individua sulla carta la nostra ubicazione. Lo
stesso può dirsi se, anziché trovarci su una strada, siamo su una curva
di livello, ossia se conosciamo (con una certa approssimazione) la nostra
quota.
Anche
in questo caso l’utilizzo di una bussola con mirino può semplificare
l’operazione di rilevamento. Per riportare correttamente le rette sulla
cartina sarà però necessario l’utilizzo di un righello.
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Misurare le distanze percorse |
Abbiamo detto che per una navigazione precisa è necessario
effettuare nuove misurazioni ogni 3/400 metri. Come fare per misurare
questa distanza in modo preciso?
E’ necessario movendosi a piedi, allora, abituarsi a
contare i passi in modo da stabilire (sapendo in media il proprio passo a
quanti centimetri corrisponde) in maniera sicura la distanza percorsa. In
una squadra sarà necessario oltre al navigatore che avrà il compito di
contare anche i passi, anche un elemento di controllo, che conterà a sua
volta i suoi passi. Al momento di stabilire quanti passi si sono fatti, si
farà la media fra i passi contati dal navigatore e dal controllore.
Più avanti sono riportate delle tabelle che possono essere
di aiuto. Le misure sono indicative e variano da persona a persona.
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IN PIANO |
|
passi per 100 metri |
secondi per 100 metri |
velocità km/h |
Strada non asfaltata, prato |
marcia |
120 |
65 |
5.5 |
corsa |
84 |
35 |
10 |
Terreno accidentato, sterpaglie,
sassi |
marcia |
145 |
85 |
4 |
corsa |
100 |
45 |
8 |
IN SALITA |
|
passi per 100 metri |
secondi per 100 metri |
velocità km/h |
Strada non asfaltata, prato |
marcia |
140 |
130 |
2.7 |
corsa |
120 |
70 |
5 |